mercoledì 6 agosto 2014

Libri, Tv, Puzzette e altri rumori

Dal McRacconto
alla McPoesia
Scrittura Creativa:
ma pe r favore!

         di Matteo Tassinari
Inveire contro argomenti blindati e uno stile a prova di tradizione, è un conto da tener presente proprio per la sua antica locuna. Un problema reale, è se i Programmi di Scrittura e la logorante catena di montaggio dei loro workshop che sfornano un-racconto-ogni-due-settimane, possano, alla fine, abbassare tutti gli standard ed i livelli di qualità, accelerare una mediocrità letteraria generalizzata, equivalente alla narrazione di quella che Donald Hall chiama la "McPoesia”, una forma di mecenatismo letterario, oltre che un’occasione per la comunità letteraria, corriamo il rischio di ritrovarci con una catena del McRacconto da far impallidire Ray Kroc.
   Chi approccia
 il verbo
Non è solo la struttura malsana del "Programma di scritture Creative" a rovinare le persone che abbozzano il desiderio di scrivere, con gli strani vincoli creativi che deve imporre tanto agli insegnanti quanto agli studenti. L'ebete disponibile a conformarsi alle regole solo perché è il modo più comodo di sopravvivere è deplorevole in qualsiasi studente, è un metodo scientifico per tenere in possesso il controllo della mente e la formazione a rotta di collo continuo. Ma chi approccia il verbo, sono solo i sintomi. Ecco la malattia in termini di rigore: pretese, richiesta emotiva e intellettuale, tantissimi Programmi o corsi di Scrittura Creativa che non sono altro che ridicole barzellette. Secondo alcuni Gianroberto Casaleggio è la seconda reincarnazione in terra di Gesù Cristo. Ciò non è vero in quanto è stato deciso, tramite sondaggio sul forum del Movimento, che è in realtà il Cristo ad essere la reincarnazione di Casaleggio. Dio esiste, ma non è lei, si rilassi!
Pochi
richiedono
agli  iscritti un minimo di preparazione letteratura, critica, attualità editoriale, composizione, lingue straniere, arte o cosa pensa dello scrivere, come lo vive, cosa rappresenta. Niente di tutto questo. Tutti fanno moneta, soprattutto i più stupidi, nel caso si tratti di donna, si volge al femminile. Non ci sono scuse, solo magre figure. Può darsi che sia proprio ciò che rende il nostro anti-intellettualismo tanto osceno da farlo diventare estremamente temporaneo.
Gli sceneggiati, quando la mente eclissandosi e Andrea De Carlo...
Chi stabilisce i
confini?
Pensate, per   esempio, a come l’esposizione prolungata agli sceneggiati televisivi rende ciascuno di noi più innaturale e allo stesso tempo meno riflessivo. Una cultura basata sempre più sul vedere e che termina col corrompere il rapporto fra chi vede e la narrazione televisiva. Guardiamo vari attori interpretare vari personaggi coinvolti in vari rapporti e situazioni. Pensiamo al fatto che l’unica caratteristica profonda condivisa dal personaggio con gli altri personaggi e con l’attore che lo rappresenta è che tutti sono guardati. Il fatto che siamo fortemente incoraggiati ad identificarci con personaggi per i quali la morte non è un’eventualità creativa sostanziale, ha costi in tutti sensi. Morire non è nulla, non vivere è spaventoso.
Noi,    come pubblic o
perdiamo ogni senso di significato o fine intrinseca e allo stesso tempo eterno. Se siamo gli unici animali a sapere in anticipo che moriremo, siamo anche gli unici a sottometterci allegramente alla prolungata negazione di questa tremenda novità che rimuoviamo in continuazxione in migliaia di modi, e uesto fa di noi, un popolo fuori rotta. Il pericolo è che, nell’intrattenimento delle visioni, le negazioni della verità sono sempre più efficaci, pervasive e seducenti, finiremo col dimenticare come vivere ricordandoci però come sia orribile questo mondo.
     
    Periodo            vitale
Il comportamento degli attori e, in un modo complesso, attraverso lo sceneggiato in cui sono calati anche dei personaggi, è sempre rivolto a un pubblico per il quale si comportano o, meglio, in virtù del quale esistono anzitutto come attore o personaggio, dietro il vetro dello schermo. lperbole? È importante ricordare che la televisione per lo più non è puro intrattenimento, ma anche narrazione, corruzione culturale. Che gli esseri umani siano animali narrativi è una verità ormai assodata. Ogni cultura si spaccia come tale o divulga, attraverso un racconto, il proprio mondo. Ogni persona concepisce il proprio periodo vitale come una serie organizzata e raccontabile di eventi e cambiamenti con almeno un inizio, una parte centrale e la terza, l’ultima, il finale. Non si può scegliere il modo di morire. E nemmeno il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora.




















Chi controlla il
    passato, controlla il futuro
Come l’esistenza, la vita: nascita, crescita, morte. Ecco perché la vita e l’arte non sono affatto per nulla dissimili. La narrazione ci serve come ci serve lo spazio-tempo, ci è utile per passare tutte le consegne ai nostri poveri posteri, quelli per cui oggi molti rubano e lasciare un posto di merda ai loro figli o come fanno gli infermieri quando si danno il cambio notturno: “Allora Paola, al signor Livio Visani 30 gocce di Cianuro, 2 pillol2 di Peyote a Paolo Guidi, un po’ di sciroppo all’oppio a Gustavo Angoloni, 15 astine sublinguali di Morfina alla cara signora Antonella Dinnetti e 3 trip lisergici alla bambina Gina Bonetti. Mi raccomando, quelli col principio attivo alto, l’ho visto troppo razionale oggi, deve essere più frastornata”.
E’ connaturata ormai.
Oggi, con gli scrittori, gli schemi narrativi ai quali gli umani colti vengono esposti con maggiore regolarità, accade la stessa cosa. Ma attenzione, succede spesso che i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono, come dice Malcom X. Infatti, una delle malattie più diffuse, è la diagnosi e i medici starebbero male se nessuno sta male. A questo punto, come non citare lo script fulminante dei fratelli Marx: "l'ultima volta che sono andato dal dottore mi ha dato tante medicine che, una volta guarito, sono stato male per un mese intero".

     E, anche a       voler essere  buoni,
la televisione è una forma di arte narrativa piuttosto misera. E’ un’arte narrativa che non si sforza di cambiare nemmeno di cambiare, illuminare, ampliare e orientare, ma semplicemente sempre di avvincere, di attrarre, di porsi sul piedistallo, parlare solo di e su sé stessi senza porre mete da raggiungere, imporre sempre gli stessi modelli culturali. Cosa che in Sud America non avviene, forse per uno spirito o un avventura o la natura stessa che induce chi vive a contatto ravvicinato con il Creato nelle sue esposizioni che li rende più sbrigliati e vergini per nuovi stili poetici e narrativi.
Tutti in piedi, arriva lo "Strega", gli "Amici della domenica"


I Soloni
Il suo fine, quello dei soloni che ogni anno si scambiano l’appuntamento del prossimo anno allo Strega con gli “Amici della domenica” (giuria), poi al Bancarella a Pontremoli, al Campiello tra gli Industriali del Veneto, al Bagutta, vecchia trattoria, scoperta dallo scrittore Riccardo Bacchelli e dal suo elzevirista e critico cinematografico Adolfo Franci, il Mondello di Francesco Lentini, giudice e intellettuale, che seguì il premio fino al 2000, anno della sua morte. Tutte categorie, premi letterari italiani che - dichiarato apertamente – servono ad assicurare una visione protratta, garantita, sedata, per mettere a tacere lo spirito di ogni teleutente o lettore.


Con pochi azzardi.
Non si può sempre
parlare male, che tutto non funziona, perché alcuni premi, pochi, sono seri. Altri – molti – sono esposizioni pubblicitarie che con la letteratura o la narrativa o la poesia non centrano nulla, ma molto di più contano chi sono i giurati, quali appoggi hai come scrittore, se rientri nei progetti degli editori alla Fazi che vuole andare allo Strega con una biografia sua scritta da sua moglie. Trovo la vicenda molto imbarazzante, ma conoscendo Fazi, non mi meraviglia, perfetto soggetto al Cafonal di D’Agostino. Di Fazi editore, ho sempre amato la linea editoriale che s’è imposta la casa editrice, abolendola. Dal 1994 che l'editore pubblica di tutto, dal porno alla narrativa sovietica del '700, trovandosi a volte in situazioni imbarazzanti, luoghi dove di respirava disagio, altri dove era un Gagà. E' un uomo ipnotico Fazi, forse è questa la sua più grande attrattiva, come la televisione, che avvince senza pretendere nulla.
 FUTURI NARRATIVI,   GIOVANI BATTAGE
Non si sforza di cambiare, illuminare, ampliare e nemmeno di intrattenere, ma semplicemente di avvincere, di attrarre, di schiacciare il vociare della gente col suo vociare in sottofondo, quello che le casalinghe durante i lavori di casa dicono: "La Tv? La tengo accesa perché mi fa compagnia, mentre faccio i lavori". E la mente lavora mente non sa neanche dove sia, lasciando di fondo i consigli per gli acquisti. E' gioco-forza, ma imposto da chi? Ognuno ha i propri massacratori, è un diritto anche di che morte voler morire. Non facciamo i candidi, tanto uno che ha la cirrosi epatica e beve, sa che la sua morte non sarà la Leucemia. Anche questo è un passaggio vitale, coatto, imposto e da affrontare. Quante cose diamo per scontato, è una vergogna. E' una vergogna già il fatto che non ci si vergogna ci questo sciupìo di tempo, è una vergogna la superficialità di tutti su tutto, siamo una vergogna, tutti quanti insieme.  
La quantità ha forti influenze
sulle menti deboli,
come la televisione




i due Marò
Due Marò
Ricevere senza dare. E’ questo che ci attrae. Quante volte vi siete trovati, invorniti come seppie, il telecomando in mano, lo sguardo ebete, idiota, imbecille, stupido? Lo stesso vale per tutta l'arte bassa che ha come scopo l'attenzione protratta e la condiscendenza. Attrae proprio perché è divertente e allo stesso tempo facile. E il radicamento di una cultura tendente al basso, costruita sull'Attrattiva delle nuove tecnologie, che amplificano questo livello “basso”. Non mi stancherò mai di dire e scrivere che il tempo trascorso in un qualsiasi Social Network è sempre e in ogni caso tempo sprecato, disperso e sperperato. E il tempo è forse la moneta più cara che possediamo, anche se una dottoressa mi ha augurato di morire presto. Come buttare via ciò che abbiamo di più caro al mondo? Noi non ci facciamo neppure caso allo scempio che ci riserviamo.
   Vivacchiamo,   sciocc hi.
In un momento in cui in America i veri scrittori di narrativa discreti, bravi e bravissimi sono più di quanti ce ne siano mai stati, un pubblico americano che gode di un’istruzione e di un reddito disponibile senza precedenti spende l’enorme mole del suo tempo per la lettura e dei suoi librodollari in narrativa che è, secondo ogni ragionevole criterio, spazzatura. La narrativa spazzatura è, quanto a intenti e attrattive, del tutto simile a quella della televisione: avvince senza pretendere nulla. Gli intrattenitori sanno distrarre, avvincere e magari anche consolare. Solo gli artisti sanno trasfigurare. Gli odierni scrittori spazzatura, sono intrattenitori che sfruttano il terreno altrui o degli artisti. Questo di per sé è una novità. Ma l’estetica della televisione e l’economia simil-televisiva, hanno reso possibile una popolarità e compensi mai visti. Un disastro.
Paul Auster 
Allora,    per
non     essere
solo Cassandre, virate verso Paul Auster, faro attuale della letteratura americana contemporanea. Quando tutti gli asini ce l’avevano con Allan Bloom, che digrigna i denti ai liceali che hanno come massima aspirazione quella di poter accendere un mutuo, qui parlo di diventare scrittori. Noi come generazione corriamo il pericolo di giustificare T.S.Eliot più delirante se tramite un misto di stasi accademica e disinteresse intellettuale dimostriamo con insoddisfazione di tutti che la cultura o è cumulativa o è morta, vuota ai due lati di un Adesso sociale che non ammette passione per il futuro né curiosità per il passato. E’ triste eh?